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Xinjiang: brand internazionali della moda coinvolti nella repressione degli uiguri

10:42 - August 09, 2020
Notizie ID: 3485349
Tehran-Iqna- Più di 80 marchi internazionali sono coinvolti nello sfruttamento della minoranza islamica. La maggior parte di loro proviene dalla moda, tra cui H & m, Zara, Calvin Klein e NIKE

Stanno facendo discutere le informazioni trapelate in questi giorni sul coinvolgimento di famose società ed aziende internazionali nello sfruttamento della minoranza islamica cinese degli uiguri.

Più di 80 marchi internazionali sono coinvolti nello sfruttamento della minoranza islamica. La maggior parte di loro proviene dalla moda, tra cui H & m, Zara, Calvin Klein e NIKE.

La popolazione musulmana di lingua turca degli uiguri, residente nella regione dello Xinjiang, nel nord ovest della Cina, è sottoposta da molti anni ad una situazione di forte repressione da parte del governo di Pechino.

La minoranza islamica è soggetta ad una politica di assimilazione forzata che ha come obiettivo la cancellazione dell'identità culturale degli uiguri.

Tale politica ha portato il governo centrale cinese ad intraprendere una guerra totale contro i simboli religiosi islamici nella regione e l'identità islamica dell'etnia uigura.

Negli ultimi anni la repressione è arrivata persino all'istituzione nello Xinjiang di campi di concentramento, definiti da Pechino campi di rieducazione, in cui sono rinchiusi secondo le stime dagli 1 ai 3 milioni di persone.

In questi campi, i detenuti sono costretti a svolgere lavori in uno stato di semi schiavutù. Le manzioni svolte comprendono anche il settore della filatura ed a seguire l'abbigliamento.

I prodotti ottenuti dal lavoro forzoso nei campi di concentramento in questione vengono in seguito esportati ed utilizzati dai grandi brand della moda internazionale.

Tale situazione ha portato molte organizzazioni per la difesa dei diritti umani a chiedere alle ditte in questione di interrompere qualsiasi acquisto di prodotti cinesi provenienti dalla regione dello Xinjiang ed ai consumatori il boicottaggio di questi prodotti.

"Il consumo di questi prodotti ci rende complici di crimini contro l'umanità", hanno dichiarato  diverse ONG, che hanno definito i brand internazionali coinvolti come la "lista della vergogna".

L'eurodeputato Raphaël Glucksmann è molto impegnato nella campagna di sensibilizzazione sull'argomento ed ha già condotto diverse trattative con marchi della moda che hanno subappaltatori nella regione dello Xinjiang.

Tra le ditte contattate, mentre Adidas si è impegnata a cessare le operazioni nella regione, Nike ha rifiutato le richieste in tal senso.

Glucksmann ha inoltre intenzione di organizzare una manifestazione che si svolgerà il 3 ottobre a Parigi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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